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Come si realizzano le sale prova musicali?

CENNI TECNICI SULLA REALIZZAZIONE DELLE SALE PROVA MUSICALI
Questa pagina vuole essere una breve sintesi, in risposta alle domande che più frequentemente ci vengono poste. Si è volutamente inteso trattare l’argomento con semplicità, al fine di essere compresi dalla più ampia utenza possibile.

Qualunque sia il vostro grado di conoscenza del tema trattato, vi invitiamo a leggere questa pagina, in cui riteniamo si possano trovare alcuni utili spunti, prima di scegliere le strade da percorrere.

Intendiamoci, non sarà certo questa breve pagina, a darvi “tutte le risposte”, non ne abbiamo la presunzione, ma riteniamo di poter dare un contributo, in termini di maggiore chiarezza e soprattutto di poter basare le nostre affermazioni su esperienze concrete e sperimentazioni pluriennali e su una approfondita conoscenza dei materiali, delle soluzioni costruttive e dei software previsionali per la progettazione esistenti sul mercato.

Molti lettori di questa pagina, sono probabilmente degli storici frequentatori di sale prova e studi di registrazione, e magari i più intraprendenti ed appassionati, hanno anche alle spalle tentativi più o meno fruttuosi di autocostruzione e sono a questo punto in cerca di approfondimenti tecnici, molti altri invece, sono dei neofiti e stanno semplicemente cercando di "inquadrare" la vicenda.

Iniziamo con il dire che gli ambienti professionali per attività musicali, siano essi sale prova, studi di registrazione o salendo di scala, gli auditorium, hanno essenzialmente 4 caratteristiche acustiche essenziali:
1. Sono “celle” acustiche indipendenti, con un basso rumore di fondo (non disturbano e non sono disturbate dal contesto esterno). Questo aspetto è strettamente correlato con il concetto fondamentale di fonoisolamento;
2. Presentano un corretto tempo di riverbero interno, in relazione alle attività svolte; Questo aspetto è strettamente correlato con il concetto fondamentale di fonoassorbimento;
3. Hanno una buona diffusione sonora in ogni punto di ascolto della sala;
4. Presentano una corretta “risposta in frequenza”, sono cioè correttamente udibili tutte le frequenze dello spettro sonoro (alti, medi e bassi).

Non riteniamo utili in questa sede, ulteriori approfondimenti in merito ai complessi parametri che misurano la qualità del suono percepito (dandone solo una breve trattazione in calce a questa pagina), preferendo mantenere un carattere di trattazione generale e lasciando ai più volenterosi la facoltà di approfondire questi appassionanti aspetti, su testi specialistici di facile reperibilità. Ribadiamo che per ottenere corretti risultati acustici è comunque sempre indispensabile una corretta gestione dei quattro parametri sopra citati.

Su questo sito troverete riferimenti al concetto di realizzazione di tipo professionale. In realtà, non riteniamo in questo campo possibile fare una esatta distinzione tra realizzazioni professionali e realizzazioni per così dire hobbistiche, soprattutto per ciò che riguarda le esigenze di isolamento acustico e questo perché la rumorosità di un musicista dilettante non è di certo inferiore a quella di un musicista professionista. Infatti, pur riuscendo facilmente ad abituarci a un po’ di eco in una stanza o a qualche fastidioso eccesso di basse frequenze (fenomeni tipici in sale autocostruite), non riusciremo mai a far accettare pienamente, al nostro ipersensibile vicino di casa, le qualità della nostra nuova batteria o le potenzialità del nostro amplificatore da basso da 700 W.

Ciò è ancor più vero oggi, in quanto esistono precisi limiti di legge in relazione al rumore che possiamo emettere con le nostre attività (D.P.C.M. 14/11/97 “Determinazione dei valori limite di sorgenti sonore”).

Il mancato rispetto dei limiti, può portare a conseguenze disastrose, non tanto per il singolo musicista che si esercita in casa e che, al massimo, subisce le reazioni più o meno garbate del vicinato, ma ad esempio nei centri musicali multisala, che non di rado incorrono in pesanti sanzioni da parte delle autorità comunali ed ai quali, se recidivi, viene definitivamente inibita l’attività. Considerando anche che, nei centri musicali multisala con carenti isolamenti acustici, può presentarsi il problema insormontabile di lavorare contemporaneamente in 2 o più sale affiancate.

Queste valutazioni, ci permettono di dare il giusto peso al concetto di isolamento acustico (o fonoisolamento), che rappresenta il vero scoglio, nonché la principale fonte di problemi in questo tipo di realizzazioni. Se è vero infatti, che con mirati accorgimenti si riesce a ridurre il T60 (tempo di riverberbero), a valori accettabili (ad esclusione delle basse frequenze), non è altrettanto facile isolare acusticamente un ambiente. Ci preme a questo punto affermare che è indispensabile una sana diffidenza nei confronti di chi afferma che si può giungere a risultati eccellenti con sistemi leggeri o flottanti del tipo massa molla massa. Intendiamoci, i sistemi flottanti hanno una loro validità e quasi tutti i sistemi prefabbricati per sale musicali oggi sul mercato, ne fanno ampio uso, ma bisogna avere ben presente che per limitare la propagazione delle frequenze più basse, occorre sempre e comunque una massa consistente. Esiste una legge fondamentale in acustica che è bene conoscere e che viene detta “legge di massa”:

α=20(1+log M)

dove M è la massa areica o per semplicità il peso al mq della parete in considerazione.

E’ facile constatare che per ottenere ad esempio un isolamento di circa 50 dB, occorre un peso al mq di 50 Kg, ma se voglio ottenere 60 dB, di Kg ne occorrono teoricamente 100.

In realtà la sopra citata legge, porta addirittura a risultati ottimistici e nella pratica comune viene generalmente applicata la più restrittiva relazione:

αe = 18 log (M * f) – 44

che consente anche di analizzare il comportamento di una parete alle singole frequenze.

Tenendo sempre ben presente che al di là di tutti gli sviluppi della acustica fisica, la legge di massa conserva intatta la sua validità.

Nell’isolare acusticamente un ambiente, assumono particolare importanza alcune parti del progetto quali le porte, i serramenti vetrati (visive) e le componenti impiantistiche, che oltretutto possono anche emettere un fastidioso rumore proprio. In particolare soffermiamo la nostra attenzione sulle porte e sull’impianto di ricircolo dell’aria. Le problematiche principali connesse alle porte sono di duplice natura:

In primis le porte sono elementi in movimento che non possono essere sigillate ermeticamente come le altre parti dell’involucro insonorizzato, hanno cioè delle battute, attraverso le quali possono generarsi fughe di rumore.
In secondo luogo le porte acustiche pesano molto (min. 150 kg), devono quindi essere munite di buone cerniere ed essere ancorate solidamente alle pareti (…anche le pareti devono essere in grado di sostenere le porte).

Le buone porte acustiche hanno min. 2-3 battute perimetrali ed eventualmente soglie mobili inferiori che si chiudono ermeticamente accostando l’anta al telaio. Relativamente al ricircolo d’aria, si generano problemi in quanto è necessario praticare delle aperture nelle pareti, con potenziali dispersioni di rumore. La soluzione tecnica in questo caso è costituita dai silenziatori (si pensi a quelli montati sulle autovetture, ma molto più grandi), che devono essere montati a ridosso di tutte le aperture.

Attraverso questi brevi cenni relativi al fonoisolamento, non abbiamo ovviamente esaurito il tema, ma crediamo di avervi dato le coordinate per successivi approfondimenti e ricerche.

Intendiamo ora introdurre il tema del riverbero interno alle sale. Il tempo di riverbero (T60) è un parametro fisico descrittore della percezione della riverberazione sonora. Esso è la quantificazione convenzionale della durata della “coda sonora”.

Viene convenzionalmente utilizzato il T60, definito come il tempo necessario affinché il livello sonoro in un punto della sala decada di 60 dB, dall’istante di spegnimento di una sorgente sonora che emette un segnale stazionario. Ogni ambiente confinato da pareti, soffitto e pavimento genera delle riflessioni del suono, pertanto alle vostre orecchie giungerà la componente diretta del suono generato, incrementata dal contributo del suono che si “riflette” sulle pareti (più volte) e ritorna alle vostre orecchie.

In quantità limitata, il contributo riflesso dalle superfici della stanza, può produrre un cosiddetto guadagno in termini sonori e può talvolta arricchire la timbrica del suono generato, ma se le riflessioni perdurano per un lasso di tempo eccessivo, possono coprire i suoni emessi successivamente, perdendo totalmente la definizione e la chiarezza del suono originario. Questo fenomeno è maggiormente nocivo nella produzione di musica con battute ravvicinate, quali ad esempio certi generi dance o metal hardcore.

Altra problematica ricorrente nelle sale non professionali, è la sensazione uditiva delle orecchie che si tappano, da alcuni erroneamente ritenuto indice di una buona acustica. Questo fenomeno è tipico nelle sale realizzate ad esempio, con la semplice applicazione sui muri, di pannelli fonoassorbenti del tipo piramidale (generalmente in schiume poliuretaniche o melamminiche). Ciò accade perche questo tipo di pannelli, se non associati ad altre stratigrafie di materiali, producono il solo taglio delle riflessioni delle alte frequenze, senza incidere minimamente sulle frequenze medie e basse.

Questo ci fa intuire che trattare gli ambienti in questo modo può essere utile solo per produzioni musicali estremamente specialistiche, che prevedono la sola presenza di alte frequenze (sono molto poche). Chi tra voi è un musicista e non un tecnico del suono, ha magari qualche difficoltà con il concetto di frequenza, riportiamo pertanto in calce alla pagina una facile regoletta per comparare l’estensione dello strumento musicale che utilizziamo, con le corrispondenti frequenze.

Per ulteriori approfondimenti su come si realizzano le sale prova musicali consigliamo di visitare il nostro sito www.salemusicali.com.



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